mercoledì 18 febbraio 2009

A proposito di DIGIUNO: sapete come si fa realmente?

Tempo fa, agli inizi del mio cammino di conversione con Cristo (che non è mai terminato, anzi ogni giorno è una nuova conversione e spero sia così per tutti voi) settimanalmente facevo un giorno di digiuno, pratica che adesso ho messo da parte ma che vorrei ricominciare per offrirlo al Signore e mi ricordo che era una tortura nel senso che cominciavo a farlo dalla mezzanotte del giorno precedente fino alla mezzanotte del giorno seguente: in pratica erano 24 ore piene senza prendere cibo. Non vi sto a raccontare il mal di testa e la smania di arrivare alla mezzanotte per poter prendere cibo ^__^.

Una volta per caso, ad un ritiro del RnS comprai un libricino di un sacerdote, un certo Padre Jonas Abib e si intitolava DIGIUNARE COME…….???
Beh, da quel giorno il digiuno è diventato una pratica non dolorosa, ma quasi "piacevole".... Visto che ci avviciniamo alla quaresima lo pubblico quì, visto che l'ho inserito anche in www.qumran2.net . Vi consiglio di cominciare a leggere il testo partendo dalle OSSERVAZIONI FINALI..... Buon digiuno a tutti voi.

Consigli pratici

Introduzione


Tutti possiamo digiunare: giovani o adulti, gestanti o madri che allattano, anziani stanchi o ammalati. Tutti possono farlo senza che ciò arrechi alcun danno, caso mai se ne trarrà vantaggio.

Molte persone non digiunano perché non sanno come farlo; immaginano che sia una cosa molto difficile da fare ed anche "dolorosa" e che non ci riusciranno mai.

Per aiutare a chiarire dubbi e ad eliminare le paure di queste persone, ho scritto questo libretto sulla pratica del digiuno.

Quello che presento qui è frutto della mia esperienza. Non che io sia un modello: in verità sono stato un tipo piuttosto pigro; però, con il passare degli anni, ho accumulato delle esperienze che voglio condividere con voi.

Esistono molti altri libri dai quali poter apprendere di più sulla "mistica" del digiuno. In queste pagine, desidero affrontarne solo l'aspetto pratico.

Esistono più varianti. Ne tratteremo qui solamente quattro tipi che potranno esservi di grande aiuto in questa pratica.

Il digiuno prescritto dalla Chiesa

Cosi è chiamato quello prescritto per tutta la Chiesa e che, perciò, è estremamente semplice perché adatto a qualsiasi persona.

Qualcuno potrebbe pensare che sia un digiuno di tutto riposo o che neanche sia realmente tale, perché troppo facile da mettere in pratica. Ma non è proprio così.

Questo modo di digiunare viene dalla tradizione della Chiesa e può essere praticato da tutti, senza eccezione. La base di questo tipo di digiuno è che si faccia colazione come d'abitudine, poi si consumi solo un pasto durante il resto della giornata. Si può scegliere tra pranzo o cena, secondo le proprie abitudini, la propria salute e il proprio lavoro.
Un'altro pasto sarà sostituito da un semplice spuntino, secondo le proprie necessità.
In questo modo, per esempio, se si sceglie il pranzo come pasto completo, a cena si mangi solo qualcosa che metta nella condizione di trascorrere il resto della notte senza accusare la fame.
L'importante, e qui sta l'essenza del digiuno, è la disciplina, il non mangiare niente oltre questi tre pasti. Quello che importa è troncare l'abitudine di "mangiucchiare", di aprire il frigorifero più volte al giorno per "spizzicare" qualcosa.
Evitare completamente, in questo giorno, le caramelle, i dolci, i cioccolatini, i biscotti e cose di questo tipo. Lasciare da parte le bevande rinfrescanti ed il caffè.

Per i più indisciplinati (e molti di noi lo siamo) già questo è un vero digiuno e di quelli difficili! In questo tipo di digiuno non si soffre la fame. Più le persone si impongono una disciplina, più mettono a freno la gola! Ed è proprio questa la finalità del digiuno.
Chiunque può praticarlo, perfino gli ammalati, poiché l'acqua e le medicine non lo interrompono; neanche se fosse necessario del latte per assumere queste ultime, poiché la disciplina sarebbe comunque mantenuta. Per gli ammalati o per gli anziani la disciplina può consistere addirittura nel fatto stesso di prendere le medicine - e prenderle correttamente.


Il digiuno a pane e acqua

Questo digiuno consiste nel mangiare pane quando si ha fame e bere acqua quando si ha sete: nient'altro.
Non si tratta di assumerli contemporaneamente; al contrario, è proprio questo che si deve evitare.
E' meglio mangiare un poco di pane alla volta durante tutto il giorno. Si potrà constatare che questo acquisterà un nuovo sapore. Come pure si deve bere acqua varie volte nel corso della giornata. L'organismo ne ha bisogno. Perciò occorre berne anche quando non se ne ha voglia.
La cosa più importante, la regola è che si mangi solo pane e si beva solo acqua. Ripeto: non è per tacitare la fame e ancora meno la sete. Questa è una forma di digiuno che frena maggiormente la nostra gola che. in genere, ci fa agire solo per la pura e semplice soddisfazione di sé. Impone dunque la disciplina che combatte il vizio di mangiare tutto il giorno.
Nel digiuno a pane e acqua si consiglia di consumare pane di manioca che è molto sostanzioso, così come il pane integrale. Questi tipi di pane, essendo di grano integrale, sono sostanziosi ed evitano eventuali disturbi. Ma anche un comune panino è sufficiente per fare un buon digiuno, senza essere assaliti dalla fame.


Il digiuno a base di liquidi

Il terzo tipo di digiuno richiede che si trascorra un'intera giornata senza mangiare nulla, limitandosi ad assumere liquidi: ci si alimenterà soltanto di questi. E' una modalità di digiuno molto efficace che tiene a freno la nostra gola e garantisce la disciplina.
Trattandosi di liquidi, si ha una grande varietà di opzioni e di combinazioni possibili, che mantengono bene alimentati e in forma senza interrompere il digiuno.
Si raccomanda di bere tè. Potendo scegliere, ne esistono di vari tipi. Caldo, con un poco di zucchero o miele, il tè nutre e mantiene caldo lo stomaco: cosa importante. Chi non può fare uso di zucchero o miele può usare dolcificanti o prendere la bevanda pura: così facendo si priverà del glucosio, che è un alimento, ma conserverà i vantaggi del tè e del calore. Preferendolo si può bere freddo o gelato, specialmente d'estate.

Aranciata, limonata e succhi di frutta sono pure indicati per questo giorno. Lo stesso dicasi per i succhi di legumi, di carote, barbabietole e verdure in genere. Occorre però stare attenti di bere solo il succo e non la polpa. Combinando frutta, legumi e verdure le possibilità di una buona alimentazione aumentano di molto.

I vari succhi, addolciti con zucchero, miele o dolcificanti, oppure bevuti assoluti, sono sempre nutrienti e lasciano leggeri e meglio disposti alla preghiera e alle altre attività intellettuali o fisiche.


Altra opzione possibile, per questo tipo di digiuno, è l'acqua di cocco, alimento completo che contiene tutti gli elementi per mantenere il fisico idratato e nutrito.

Tuttavia, per chi non avesse facilità nel reperire questa bevanda può far ricorso ad una bevanda "casalinga", che soddisfa molto bene le nostre necessità alimentari. Un bicchiere di acqua, con un cucchiaio di zucchero ed un pizzico di sale è un'ottima bevanda. Possiamo superare senza problemi un giorno intero ingerendo soltanto questa mistura. Ecco un eccellente digiuno.

Vi è chi passa l'intera giornata bevendo soltanto acqua: in questo caso si tratta di un digiuno totale che è possibile soprattutto a chi ha avuto modo di allenarsi in questo. Ci si può arrivare gradatamente con l'assunzione di soli liquidi fino ad arrivare al digiuno totale: succhi, tè, acqua di cocco, bibita casalinga e, infine, soltanto acqua. Niente impedisce di cominciare dal digiuno a pane e acqua. La persona allenata smette a poco a poco di mangiare riuscendo così ad arrivare al digiuno solo di acqua.

Non sto dicendo che si debba assolutamente fare questo. Sto solamente mostrando che è una cosa possibile e neanche troppo difficile. Si tratta di acquisire allenamento e disciplina: e qui sta l'essenza del digiuno.

La cosa importante è che questi tipi di digiuno lasciano il corpo leggero, ben idratato e lasciano riposare l'apparato digerente. La testa è rischiarata, la mente è aperta e ben disposta alle attività spirituali. Non soltanto alla preghiera e alla contemplazione; ma è anche più ricettiva allo studio, alla riflessione, alla lettura, agli scritti, ai calcoli, ai progetti, alle attività creative musicali e poetiche. Tutte le attività, nei campi in cui si vuole ottenere un miglioramento, sono favorite dal digiuno.

Un'importante osservazione da fare è che per svolgere un qualsiasi lavoro intellettuale, che esiga concentrazione e sforzo mentale, bere, mangiare, prendere caffè, fumare costituisce una pessima abitudine. Fa accumulare tensione su tensione. Questa abitudine, crea l'illusione che tutto ciò renda maggiormente attiva la mente e faciliti la creatività. In realtà, serve solo ad intossicare e aumentare la tensione.

Oltre a tè, succhi, acqua di cocco e bibite fatte in casa, si possono prendere in considerazione anche i brodi. Questi alimenti, in genere, si consumano caldi e, per di più, contengono sale, cosa altamente raccomandabile.

Chiunque, ma specialmente gli anziani ed i malati, possono fare un digiuno molto salutare a base di brodi che, come per i succhi, ve n'è una grande varietà.

Occorre fare attenzione, però, che dicendo brodi, non mi riferisco a zuppe e a minestre, sebbene si possono consumare anche brodi di carne. L'importante è che si consumi solo il liquido che, oltre tutto, ha il vantaggio di essere caldo, nutriente e di contenere sale.

Specialmente nelle fredde giornate invernali, l'uso dei brodo costituisce un ottimo modo di digiunare poiché assicura l'ingestione delle calorie necessarie alle attività, specialmente a quelle spirituali.

Il digiuno totale

In questo quarto tipo di digiuno non si prende nulla: si beve solo acqua.

Si raccomanda, prima di sperimentare questa forma di digiuno, di praticarne uno a pane e acqua ed uno a base di liquidi che possono servire da allenamento. Ma è possibile fare un digiuno senza ingerire neanche acqua? Sì, come ho già detto, è possibile ma solo le persone bene allenate possono tentare di farlo.

E' fondamentale mettersi in testa che non ci si sta sottomettendo ad un test di resistenza. Non abbiamo bisogno di provare niente a nessuno: né a noi stessi, né al Signore. L'obiettivo del digiuno è l'incontro con Dio, è il favorire la preghiera, è il darsi una disciplina. Esso serve per aprirci alla grazia della contemplazione, dell'intercessione e dell'unzione dello Spirito Santo.

Come abbiamo detto sopra, il nostro organismo ha bisogno di acqua, di essere ben idratato, per agire e reagire nel campo spirituale. E poiché il digiuno è destinato ai "soldati" che "combattono per Dio" nella dimensione spirituale, occorre bere acqua diverse volte al giorno quando si fa quello totale.

Riguardo all'ora di porre fine al digiuno, soprattutto a quello totale si può terminarlo alle 4 del pomeriggio oppure prolungarlo sino alle 5, alle 6 o alle 8 della sera. L'importante è essere nutriti ed agire con buon senso. La nostra intenzione non è di costruire degli eroi.

Ripeto: non dobbiamo provare niente a nessuno, né a noi stessi né, tantomeno, al Signore.

Osservazioni finali


Un errore molto comune che le persone commettono è di fare un giorno di digiuno saltando la colazione del mattino. Così facendo si comincia a digiunare partendo dall'ultimo pasto fatto la sera prima e non dalla mattina.
Queste persone, male informate, finiscono per avere come risultato un mal di testa, che in genere comincia ben presto: il mal di testa non è l'obiettivo del digiuno.
Come ho già detto, è una cosa che lascia la persona indisposta per il resto del giorno, la rende irritabile e sempre pronta a perdere la pazienza e questo è totalmente in opposizione a quanto si spera di raggiungere.

E come se non bastasse, tutti questi inconvenienti e il mal di testa impediscono alla persona di realizzare bene le sue attività spirituali specialmente la preghiera, opponendosi allo scopo stesso del digiuno.

E perché succede tutto ciò? Perché gli acidi dello stomaco diventano molto attivi quando la persona fa trascorrere diverse ore senza alimentarsi, particolarmente dopo una notte di riposo.

E bene che si faccia regolarmente la colazione della mattina, come si fa tutti i giorni, e, a partire da lì, iniziare il digiuno. Facendo così si evitano l'iperattività dei succhi gastrici, il dolore di testa, l'irritabilità e ogni indisposizione.

Se si è abituati a non mangiare nulla al mattino, oppure si decide di non volerlo fare, occorre almeno bere qualcosa, preferibilmente qualcosa di caldo. Questo farà bene all'apparato digerente preparandolo al giorno di digiuno. Ma se non si vuole fare un intero giorno di digiuno e si preferisce cominciare nel pomeriggio, allora è bene bere ugualmente un buon bicchiere di acqua lievemente intiepidita. Questo favorisce l'attività dell'apparato digerente evitando che soffra per le indisposizioni su menzionate.

Un'ultima osservazione essenziale. Nel linguaggio corrente, molte volte si parla di fare digiuno di dolci, di bevande alcoliche, di rinfreschi, di televisione. Si tratta di una buona pratica, che ha senz'altro un certo valore e che non dobbiamo tralasciare di fare. Ma non è corretto dargli il nome di digiuno: in realtà, si tratta di una mortificazione. Quando ci si impone una mortificazione, ci si priva volontariamente di qualcosa offrendo questa pratica come un sacrificio.

Ciò è molto valido e gradito al Signore, essendo un mezzo eccellente per darsi una disciplina e autocontrollarsi. Ma come nell'ambito del denaro: la decima è la decima e l'offerta è l'offerta; così nel campo dell'alimentazione e in relazione alle altre privazioni. Il digiuno è digiuno e la mortificazione è la mortificazione.

Potete fare quante offerte volete ma non dovete tralasciare di dare la decima. Allo stesso modo, potete fare quante mortificazioni volete, e questo è buono; ma insisto: non tralasciate il digiuno.

Il digiuno è una ricchezza che abbiamo bisogno di riconquistare. E' una espressione forte della comunità che ha deciso di convertirsi, di cominciare una vita nuova. Probabilmente siete una delle molte persone che o non lo conoscono o che cominciano a conoscerlo adesso e per questo motivo non l'hanno mai praticato. Ora, con questa nuova conoscenza dell'argomento cominciate a praticarlo, poiché sicuramente porterà benefici a voi e al Corpo di Cristo.

Dio benedica il vostro digiuno.

mercoledì 11 febbraio 2009

Ci avviciniamo alla QUARESIMA: il messaggio del PAPA

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA QUARESIMA 2009
"Gesù, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame" (Mt 4,2)

Cari fratelli e sorelle!
All'inizio della Quaresima, che costituisce un cammino di più intenso allenamento spirituale, la Liturgia ci ripropone tre pratiche penitenziali molto care alla tradizione biblica e cristiana - la preghiera, l'elemosina, il digiuno - per disporci a celebrare meglio la Pasqua e a fare così esperienza della potenza di Dio che, come ascolteremo nella Veglia pasquale, "sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l'innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti. Dissipa l'odio, piega la durezza dei potenti, promuove la concordia e la pace" (Preconio pasquale). Nel consueto mio Messaggio quaresimale, vorrei soffermarmi quest'anno a riflettere in particolare sul valore e sul senso del digiuno. La Quaresima infatti richiama alla mente i quaranta giorni di digiuno vissuti dal Signore nel deserto prima di intraprendere la sua missione pubblica. Leggiamo nel Vangelo: "Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame" (Mt 4,1-2). Come Mosè prima di ricevere le Tavole della Legge (cfr Es 34,28), come Elia prima di incontrare il Signore sul monte Oreb (cfr 1 Re 19,8), così Gesù pregando e digiunando si preparò alla sua missione, il cui inizio fu un duro scontro con il tentatore.
Possiamo domandarci quale valore e quale senso abbia per noi cristiani il privarci di un qualcosa che sarebbe in se stesso buono e utile per il nostro sostentamento. Le Sacre Scritture e tutta la tradizione cristiana insegnano che il digiuno è di grande aiuto per evitare il peccato e tutto ciò che ad esso induce. Per questo nella storia della salvezza ricorre più volte l'invito a digiunare. Già nelle prime pagine della Sacra Scrittura il Signore comanda all'uomo di astenersi dal consumare il frutto proibito: "Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire" (Gn 2,16-17). Commentando l'ingiunzione divina, san Basilio osserva che "il digiuno è stato ordinato in Paradiso", e "il primo comando in tal senso è stato dato ad Adamo". Egli pertanto conclude: "Il 'non devi mangiare' è, dunque, la legge del digiuno e dell'astinenza" (cfr Sermo de jejunio: PG 31, 163, 98). Poiché tutti siamo appesantiti dal peccato e dalle sue conseguenze, il digiuno ci viene offerto come un mezzo per riannodare l'amicizia con il Signore. Così fece Esdra prima del viaggio di ritorno dall'esilio alla Terra Promessa, invitando il popolo riunito a digiunare "per umiliarci - disse - davanti al nostro Dio" (8,21). L'Onnipotente ascoltò la loro preghiera e assicurò il suo favore e la sua protezione. Altrettanto fecero gli abitanti di Ninive che, sensibili all'appello di Giona al pentimento, proclamarono, quale testimonianza della loro sincerità, un digiuno dicendo: "Chi sa che Dio non cambi, si ravveda, deponga il suo ardente sdegno e noi non abbiamo a perire!" (3,9). Anche allora Dio vide le loro opere e li risparmiò.
Nel Nuovo Testamento, Gesù pone in luce la ragione profonda del digiuno, stigmatizzando l'atteggiamento dei farisei, i quali osservavano con scrupolo le prescrizioni imposte dalla legge, ma il loro cuore era lontano da Dio. Il vero digiuno, ripete anche altrove il divino Maestro, è piuttosto compiere la volontà del Padre celeste, il quale "vede nel segreto, e ti ricompenserà" (Mt 6,18). Egli stesso ne dà l'esempio rispondendo a satana, al termine dei 40 giorni passati nel deserto, che "non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Mt 4,4). Il vero digiuno è dunque finalizzato a mangiare il "vero cibo", che è fare la volontà del Padre (cfr Gv 4,34). Se pertanto Adamo disobbedì al comando del Signore "di non mangiare del frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male", con il digiuno il credente intende sottomettersi umilmente a Dio, confidando nella sua bontà e misericordia.
Troviamo la pratica del digiuno molto presente nella prima comunità cristiana (cfr At 13,3; 14,22; 27,21; 2 Cor 6,5). Anche i Padri della Chiesa parlano della forza del digiuno, capace di tenere a freno il peccato, reprimere le bramosie del "vecchio Adamo", ed aprire nel cuore del credente la strada a Dio. Il digiuno è inoltre una pratica ricorrente e raccomandata dai santi di ogni epoca. Scrive san Pietro Crisologo: "Il digiuno è l'anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno, perciò chi prega digiuni. Chi digiuna abbia misericordia. Chi nel domandare desidera di essere esaudito, esaudisca chi gli rivolge domanda. Chi vuol trovare aperto verso di sé il cuore di Dio non chiuda il suo a chi lo supplica" (Sermo 43: PL 52, 320. 332).
Ai nostri giorni, la pratica del digiuno pare aver perso un po' della sua valenza spirituale e aver acquistato piuttosto, in una cultura segnata dalla ricerca del benessere materiale, il valore di una misura terapeutica per la cura del proprio corpo. Digiunare giova certamente al benessere fisico, ma per i credenti è in primo luogo una "terapia" per curare tutto ciò che impedisce loro di conformare se stessi alla volontà di Dio. Nella Costituzione apostolica Pænitemini del 1966, il Servo di Dio Paolo VI ravvisava la necessità di collocare il digiuno nel contesto della chiamata di ogni cristiano a "non più vivere per se stesso, ma per colui che lo amò e diede se stesso per lui, e ... anche a vivere per i fratelli" (cfr Cap. I). La Quaresima potrebbe essere un'occasione opportuna per riprendere le norme contenute nella citata Costituzione apostolica, valorizzando il significato autentico e perenne di quest'antica pratica penitenziale, che può aiutarci a mortificare il nostro egoismo e ad aprire il cuore all'amore di Dio e del prossimo, primo e sommo comandamento della nuova Legge e compendio di tutto il Vangelo (cfr Mt 22,34-40).
La fedele pratica del digiuno contribuisce inoltre a conferire unità alla persona, corpo ed anima, aiutandola ad evitare il peccato e a crescere nell'intimità con il Signore. Sant'Agostino, che ben conosceva le proprie inclinazioni negative e le definiva "nodo tortuoso e aggrovigliato" (Confessioni, II, 10.18), nel suo trattato L'utilità del digiuno, scriveva: "Mi dò certo un supplizio, ma perché Egli mi perdoni; da me stesso mi castigo perché Egli mi aiuti, per piacere ai suoi occhi, per arrivare al diletto della sua dolcezza" (Sermo 400, 3, 3: PL 40, 708). Privarsi del cibo materiale che nutre il corpo facilita un'interiore disposizione ad ascoltare Cristo e a nutrirsi della sua parola di salvezza. Con il digiuno e la preghiera permettiamo a Lui di venire a saziare la fame più profonda che sperimentiamo nel nostro intimo: la fame e sete di Dio.
Al tempo stesso, il digiuno ci aiuta a prendere coscienza della situazione in cui vivono tanti nostri fratelli. Nella sua Prima Lettera san Giovanni ammonisce: "Se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l'amore di Dio?" (3,17). Digiunare volontariamente ci aiuta a coltivare lo stile del Buon Samaritano, che si china e va in soccorso del fratello sofferente (cfr Enc. Deus caritas est, 15). Scegliendo liberamente di privarci di qualcosa per aiutare gli altri, mostriamo concretamente che il prossimo in difficoltà non ci è estraneo. Proprio per mantenere vivo questo atteggiamento di accoglienza e di attenzione verso i fratelli, incoraggio le parrocchie ed ogni altra comunità ad intensificare in Quaresima la pratica del digiuno personale e comunitario, coltivando altresì l'ascolto della Parola di Dio, la preghiera e l'elemosina. Questo è stato, sin dall'inizio, lo stile della comunità cristiana, nella quale venivano fatte speciali collette (cfr 2 Cor 8-9; Rm 15, 25-27), e i fedeli erano invitati a dare ai poveri quanto, grazie al digiuno, era stato messo da parte (cfr Didascalia Ap., V, 20,18). Anche oggi tale pratica va riscoperta ed incoraggiata, soprattutto durante il tempo liturgico quaresimale.
Da quanto ho detto emerge con grande chiarezza che il digiuno rappresenta una pratica ascetica importante, un'arma spirituale per lottare contro ogni eventuale attaccamento disordinato a noi stessi. Privarsi volontariamente del piacere del cibo e di altri beni materiali, aiuta il discepolo di Cristo a controllare gli appetiti della natura indebolita dalla colpa d'origine, i cui effetti negativi investono l'intera personalità umana. Opportunamente esorta un antico inno liturgico quaresimale: "Utamur ergo parcius, / verbis, cibis et potibus, / somno, iocis et arctius / perstemus in custodia - Usiamo in modo più sobrio parole, cibi, bevande, sonno e giochi, e rimaniamo con maggior attenzione vigilanti".
Cari fratelli e sorelle, a ben vedere il digiuno ha come sua ultima finalità di aiutare ciascuno di noi, come scriveva il Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II, a fare di sé dono totale a Dio (cfr Enc. Veritatis splendor, 21). La Quaresima sia pertanto valorizzata in ogni famiglia e in ogni comunità cristiana per allontanare tutto ciò che distrae lo spirito e per intensificare ciò che nutre l'anima aprendola all'amore di Dio e del prossimo. Penso in particolare ad un maggior impegno nella preghiera, nella lectio divina, nel ricorso al Sacramento della Riconciliazione e nell'attiva partecipazione all'Eucaristia, soprattutto alla Santa Messa domenicale. Con questa interiore disposizione entriamo nel clima penitenziale della Quaresima. Ci accompagni la Beata Vergine Maria, Causa nostrae laetitiae, e ci sostenga nello sforzo di liberare il nostro cuore dalla schiavitù del peccato per renderlo sempre più "tabernacolo vivente di Dio". Con questo augurio, mentre assicuro la mia preghiera perché ogni credente e ogni comunità ecclesiale percorra un proficuo itinerario quaresimale, imparto di cuore a tutti la Benedizione Apostolica.
Dal Vaticano, 11 Dicembre 2008

BENEDICTUS PP. XVI

© Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana

Il caso ELUANA ENGLARO e l'EUTANASIA: come la pensi tu?

Benedetto XVI: Il volto demoniaco dell'eutanasia (1.2.2009)

domenica 1 febbraio 2009 alle ore 14.31


Cari fratelli e sorelle!

Quest’anno, nelle celebrazioni domenicali, la liturgia propone alla nostra meditazione il Vangelo di san Marco, del quale una singolare caratteristica è il cosiddetto "segreto messianico", il fatto cioè che Gesù non vuole che per il momento si sappia, al di fuori del gruppo ristretto dei discepoli, che Lui è il Cristo, il Figlio di Dio. Ecco allora che a più riprese ammonisce sia gli apostoli, sia i malati che guarisce di non rivelare a nessuno la sua identità. Ad esempio, il brano evangelico di questa domenica (Mc 1,21-28) narra di un uomo posseduto dal demonio, che all’improvviso si mette a gridare: "Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!". E Gesù gli intima: "Taci! Esci da lui!". E subito, nota l’evangelista, lo spirito maligno, con grida strazianti, uscì da quell’uomo. Gesù non solo scaccia i demoni dalle persone, liberandole dalla peggiore schiavitù, ma impedisce ai demoni stessi di rivelare la sua identità. Ed insiste su questo "segreto" perché è in gioco la riuscita della sua stessa missione, da cui dipende la nostra salvezza. Sa infatti che per liberare l’umanità dal dominio del peccato, Egli dovrà essere sacrificato sulla croce come vero Agnello pasquale. Il diavolo, da parte sua, cerca di distoglierlo per dirottarlo invece verso la logica umana di un Messia potente e pieno di successo. La croce di Cristo sarà la rovina del demonio, ed è per questo che Gesù non smette di insegnare ai suoi discepoli che per entrare nella sua gloria deve patire molto, essere rifiutato, condannato e crocifisso (cfr Lc 24,26), essendo la sofferenza parte integrante della sua missione.Gesù soffre e muore in croce per amore. In questo modo, a ben vedere, ha dato senso alla nostra sofferenza, un senso che molti uomini e donne di ogni epoca hanno capito e fatto proprio, sperimentando serenità profonda anche nell’amarezza di dure prove fisiche e morali. E proprio "la forza della vita nella sofferenza" è il tema che i Vescovi italiani hanno scelto per il consueto Messaggio in occasione dell’odierna Giornata per la Vita. Mi unisco di cuore alle loro parole, nelle quali si avverte l’amore dei Pastori per la gente, e il coraggio di annunciare la verità, il coraggio di dire con chiarezza, ad esempio, che l’eutanasia è una falsa soluzione al dramma della sofferenza, una soluzione non degna dell’uomo. La vera risposta non può essere infatti dare la morte, per quanto "dolce", ma testimoniare l’amore che aiuta ad affrontare il dolore e l’agonia in modo umano. Siamone certi: nessuna lacrima, né di chi soffre, né di chi gli sta vicino, va perduta davanti a Dio.La Vergine Maria ha custodito nel suo cuore di madre il segreto del suo Figlio, ne ha condiviso l’ora dolorosa della passione e della crocifissione, sorretta dalla speranza della risurrezione. A Lei affidiamo le persone che sono nella sofferenza e chi si impegna ogni giorno al loro sostegno, servendo la vita in ogni sua fase: genitori, operatori sanitari, sacerdoti, religiosi, ricercatori, volontari, e molti altri. Per tutti preghiamo.

domenica 1 febbraio 2009



Tre-giorni regionale di animazione preghiera e musica e canto (30-31 gen. 1 feb.). Esperienza rigenerante di preghiera che certamente porterà nei gruppi nuova vitalità. E' stato confortante vedere soprattutto tanti giovani impegnati nel servizio della musica e del canto. Suggestiva soprattutto l'esperienza spirituale di sabato pomeriggio alla presenza di Gesù Eucarestia circondato da un'assemblea orante che pregava e cantava nella libertà dello Spirito.